«Pellegrini di speranza!»: è il motto per l’Anno Santo che papa Francesco apre con questo Natale 2024 e Tu, caro Visitatore, puoi fare la tua esperienza come «pellegrino di speranza», visitando il nostro presepe vivente nella Betlemme che la famiglia Arrigo da anni offre a Castanea!
Nella città giudea «del pane» o «della carne», dall’ebraico o dall’arabo, percorrendo la strada del nostro presepe Tu puoi pensare alla speranza, guardando le scene di vita ordinaria di 2000 e più anni fa offerte ai tuoi sensi, alla tua mente e al tuo cuore. Il battito forte e cadenzato del martello sull’incudine del fabbro, il mulino ad acqua del fornaio, le abili mani di tessitrici e ricamatrici, cestaie ed erboristi, vasai e decoratori, la spola del telaio che precisa va e viene, un mondo di corde, fili di cotone e di verga, lana e cuoio, terra e argilla: quotidiana fatica che può dire a Te la speranza riposta nel proprio lavoro, nei propri talenti, nelle proprie capacità.
Ed ecco che, attraversando un arco, nuove scene di tutt’altro tenore sono dinanzi a Te. Accampati con le loro cavalcature i Magi guidati dalla stella della profezia di Balaam di Beor, misterioso personaggio d’oriente di cui si legge nei testi sacri, scrutano il cielo, mentre nella sua casa, tra pergamene e rotoli papiracei, tra tabule cerate e inchiostri, uno scriba si attarda nello studio di antichi testi che del Re dei re ne annunciano l’avvento. Intanto nei palazzi del potere si fa festa tra musiche, danze, eccessi e ingordigie di vario genere. Un presidio di guardie romane attende alla sicurezza dei potenti, sicure nelle loro loriche, tra le loro armi e al banco del censimento per volere dell’onnipotente Cesare Ottaviano Augusto. Studio, conoscenza, potere, gloria, vizi, violenza, armi: sta in queste umane cose la speranza?
Potresti chiederTi, caro Visitatore … mentre dall’alto di una torre puoi intravedere sghignazzante il diavolo che seducendo l’umanità la stordisce, coi suoi lacci, perché non pensi a cosa sia davvero la speranza e dove la si possa trovare. Le stradine giudee sono affollate e il bazar con i suoi colori, suoni, rumori è una continuata vetrina che T’offre tante cose, insieme a maghi, fattucchieri, cartomanti e sibille, tra gli ammonimenti accesi dei rabbini. Attività frenetiche di commercio, vendita, ma anche assordanti ritmi, insieme all’occulto e a un certo fondamentalismo religioso: può stare qui la speranza?
Un piccolo ponticello, il belare di un agnellino e lo starnazzare di qualche oca, Ti introducono in una nuova zona della nostra Betlemme. La strada che lenta comincia a salire Ti presenta quadri domestici di una vita pastorale e agreste: famigliole di mandriani con i loro armenti, nonne e mamme che impastano e cuociono per i loro cari, mentre giulivi si rincorrono i più piccoli sotto gli occhi attenti di chi si scalda al fuoco. La casa, l’intimità degli affetti, la famiglia, il gioco: quei volti sereni di gente semplice possono dirTi speranza?
Tra stalle ed ovili eccoTi giunto alla greppia più famosa della storia, laddove il Cielo si è congiunto alla terra, laddove l’Amore si è fatto cuore e il Verbo di Dio è nato uomo come noi. Che speranza c’è in ogni vita che nasce! che speranza è quella di Dio che per amore dell’uomo gli si è fatto figlio, perché l’uomo diventi suo figlio e viva beato in eterno con Lui? È la speranza, ricorda san Paolo, che non delude, quella nella quale siamo stati salvati!
Caro Visitatore, che hai percorso questo viaggio rievocante la nascita del Redentore, come «pellegrino di speranza» possa l’iniziato Anno Santo essere per Te occasione per sperimentare e vivere la Speranza che non tramonta, la cui imperitura luce la stella di Betlemme ha annunciato al mondo intero! Auguri!
Padre Vincenzo Majuri